Indice

Palo di tortura o stauros

LA CROCE NON CRISTIANA, Padri, Capitolo II.

L'EVIDENZA DI MINUCIO FELICE.

I padri che scrissero in latino usarono la parola croce per tradurre la parola greca stauros. Pertanto è degno di nota che perfino questa parola latina "crux", dalla quale deriviamo le nostre parole "croce" e "crocifiggere", non ebbe, nei tempi antichi, ineluttabilmente il significato di qualcosa di cruciforme, e pare avesse in origine un significato alquanto diverso. Per esempio, un riferimento agli scritti di Livio mostrerà che al suo tempo la parola crux, qualsiasi cosa potesse significare, significò un singolo pezzo di legno. Egli lo usò con questo significato.

Tuttavia questo punto è più curioso che importante, poiché, ammettendo pure che la parola crux abbia sempre ed invariabilmente significato qualcosa di cruciforme, non cambierebbe il fatto già dimostrato che la parola stauros non ha quel significato.

Poiché le nostre Scritture furono scritte in greco nel primo secolo E.V., la questione vitale è quale fosse il significato della parola stauros a quel tempo, quand'era usata, come nel NT, senza attributi che non fossero quelli di un comune stauros. Il significato attribuito dai Padri della chiesa all'epoca nella loro traduzione latina, anche dello stesso secolo, non era diverso. In verità, persino i primissimi Padri che ci hanno tramandato le loro opere indiscusse, non scrissero fino alla metà del II secolo.

Ammettendo tuttavia, come dovrebbero tutti, che la maggior parte, se non tutti i primi Padri, e certamente tutti quelli di età più tarda, intendessero a torto o a ragione la parola stauros come un oggetto cruciforme, rammentando che qui non si decide chi ha torto o ragione, in questo e nei successivi due capitoli passeremo in rassegna i riferimenti fatti alla croce dai Padri che erano in vita prima della marcia di Costantino su Roma al comando della sua armata gallica.

Cominciamo, in ordine d'importanza, dalle prove fornite da Minucio Felice, riportate qui sotto:

"Sicuramente vediamo il segno naturale di una croce nella nave che solca i mari a vele spiegate o con i remi immersi nell'acqua; nel giogo militare sollevato, nelle braccia allargate da chi adora Dio con mente pura. Pertanto il segno della croce è sostenuto da una ragione naturale o dal rispetto tributatogli dalla vostra religione".

Varie affermazioni di contenuto analogo sono riscontrabili negli scritti di altri Padri cristiani. e sono usate come prove conclusive dell'origine cristiana di quello che è ora il simbolo cruciforme della cristianità. [l'autore scrive 'il nostro simbolo', ma noi non possiamo ovviamente appropriarcene] In realtà è tuttavia alquanto discutibile che lo possiamo affermare onestamente, poiché, nel caso che gli scrittori avessero creduto nei loro cuori che la croce fosse lo strumento d'esecuzione capitale su cui fu appeso Gesù, si presenta il quesito se essi avessero omesso, come fecero nello stesso momento, di menzionarla come giusta, appropriata e sufficiente ragione per venerare la figura della croce.

Per di più è del tutto chiaro che, come sarà dimostrato più avanti, mentre il simbolo della croce è stato per secoli un simbolo pagano della vita, difficilmente si possa dire, come in precedenza, che la croce sia diventata un simbolo cristiano prima dell'epoca di Costantino.

Nessun simbolo cruciforme di legno o altra materia ha mai avuto un ruolo nel cristianesimo del II o III secolo; la sola croce usata dai cristiani di quel tempo era l'immateriale segno tracciato sulla fronte di coloro che erano sottoposti al rito iniziatico non mosaico e di origine pagana del battesimo, e in altra epoca anche in sintonia con alcuni Padri, apparentemente come scongiuro contro le macchinazioni di spiriti malvagi.

Un "segno" o "segnale", anziché un "simbolo" cruciforme, pare fosse stato adottato da scrittori cristiani del II o III secolo prima della nostra era nei riti degli adoratori di Mitra, se non pure dagli adoratori di altre concezioni del dio Sole; è da notare che i Padri insistono nel dire che un segno simile era stato tracciato, come riporta il profeta Ezechiele, sulla fronte di certi uomini come segno di vita e salvezza, stando all'originale ebraico di Ezechiele ix.4 "Poni un tau sulle fronti degli uomini" e stando al fatto che il tau ai giorni del profeta menzionato, come abbiamo appreso da

parsons2 Pagina 2 di 3

vestigia del passato, era cruciforme.[Noi intendiamo quel segno diversamente] Non si dovrebbe nemmeno dimenticare che quelli che erano iniziati ai riti del dio Sole Mitra erano segnati con questo marchio, come Tertulliano ammette tentando di spiegare che erano fatti ad imitazione degli allora disprezzati cristiani!

Che quello era un segno o segnale immateriale, anziché un materiale simbolo cruciforme, che Minucio Felice considerava cristiano, è dimostrato dal fatto che il brano riportato sopra è corredato dall'osservazione che "Per di più, noi cristiani non veneriamo né desideriamo le croci. In verità, voi che consacrate dei di legno, venerate croci di legno, forse come parti dei vostri dei. Poiché i vostri veri e propri vessilli, come le vostre bandiere e gli stendardi dei vostri partiti, non sono altro che croci adornate e dorate. I vostri trofei di vittorie imitano non solo l'aspetto della croce, ma anche quello di un uomo crocifisso". Questa ragguardevole denuncia della croce come simbolo pagano da un Padre della chiesa cristiana, vissuto non più tardi del III secolo d.C., è degno di speciale attenzione; difficilmente si può dire che possa essere avvalorata la versione ortodossa dell'origine della croce come simbolo cristiano. A ogni modo è chiaro che la croce fu riconosciuta come nostro simbolo non in quella data; ed è più probabile che l'abbiamo adottata noi dagli adoratori del Dio Sole, che non da noi gli adoratori di Mitra e di altre religioni precristiane del dio Sole.

Dal momento che il crocifisso fu introdotto non prima del VI o VII secolo della nostra era, e che la primissima raffigurazione dell'esecuzione capitale di Gesù ancora esistente o della cui esistenza si fa menzione in qualche opera, fu di data perfino più tarda, dobbiamo mettere in molta evidenza quella che noi dichiariamo essere una caricatura della crocifissione di Gesù e di data molto più anteriore. La raffigurazione in questione consiste in un disegno scoperto nel 1856, scarabocchiato su una parete della Casa Gelotiana sotto il Palatino di Roma; il disegno in questione, consistente in uno scarabocchio, fu scoperto nel 1856 su una parete della Casa Gelotiana sotto il Palatino di Roma; dal momento che raffigurazioni cristiane dell'esecuzione menzionata su uno strumento cruciforme non esistono nemmeno in data ragionevolmente anteriore, sarebbe naturalmente per noi di grande interesse citare questa caricatura, che pare risalga al III e forse perfino al II secolo, come prova indipendente della veracità della nostra storia. Ma possiamo dirlo onestamente?

Il disegno in questione raffigura molto rozzamente un uomo con braccia, gambe e piedi umane, ma con la testa animale. Le sue braccia sono spalancate; una linea interseca un'altra linea come a delineare, a quanto si dice, una croce, ma davanti alla figura, anziché dietro ad essa, parallelamente alle braccia e al tronco. In primo piano si nota un uomo nell'atto di guardare la grottesca figura, con un'iscrizione che dice: "Alexamenos adora il suo dio".

Tertulliano riferisce che un certo ebreo "portava con sé pubblicamente una caricatura di noi con la dicitura Un asino di un prete. Questa figura aveva le orecchie d'asino, con uno zoccolo ad un piede, vestita di una toga con un libro".

Basandoci sul vigore di questo passaggio e sulle due linee tracciate sulla figura e ignorando che questa si regge in piedi [non è appesa], noi riteniamo questo graffito tanto divulgato una prova conclusiva della nostra accuratezza storica. Ma c'è da mettere in evidenza che, anche se fosse una caricatura dell'esecuzione capitale di Gesù fatta nella data menzionata, la caricatura, fatta certamente non prima di due secoli dopo l'evento, non è del tutto attendibile se consideriamo i dettagli.

Era una caricatura dell'esecuzione capitale di Gesù? Non ne aveva l'apparenza.

Tanto per cominciare, quelle che non sono nulla di più di due linee o scarabocchi e che noi chiamiamo croce, non sono da ritenere necessariamente componenti del graffito originale; ma, anche se lo fossero state, di per sé non provano nulla. L'iscrizione non fa riferimento ad alcuna croce, né ad esecuzione di alcun genere. Per di più, lo zoccolo al piede, di cui parla Tertulliano, non si vede proprio, come non si vedono né la toga e né il libro da lui menzionati. E tutto l'insieme a cui Tertulliano si riferisce non era nemmeno una caricatura dell'esecuzione capitale di Gesù.

C'è da evidenziare che la testa della figura è più simile a quella di uno sciacallo che a quella di un somaro. Pare sia la raffigurazione del dio egizio Anubi, spesso trovata nei resti del passato, del tutto simile a questo graffito.

Su queste basi perciò la nostra tesi del graffito non regge e non può provare che raffiguri una croce o una crocifissione.

parsons2 Pagina 3 di 3

Non esistendo perciò nessuna prova contraria di qualche importanza, risulta del tutto chiaro che non prima del III secolo d.C. troviamo testimonianze che i Padri della chiesa cristiana venerassero il segno o la figura della croce riconosciuto come simbolo, che non furono trovate rappresentazioni materiali di quel segno o figura come riconosciuti simboli cristiani se non in data perfino più tarda.

E tale conclusione deriva dal sensazionale fatto che, quando Clemente Alessandrino, all'inizio del III secolo, elencò i simboli concessi ai cristiani, menzionò i simboli del Pesce e della Colomba, ma non disse nulla riguardo alla Croce.

Per quanto riguarda il segno o la figura della croce menzionati dai Padri del II e III secolo, come ammette perfino un'autorità così insigne come Dean di Canterbury, e come vedremo nel prossimo capitolo, quei simboli non servivano principalmente a rammentare la morte di Gesù per essere venerati dai cristiani del II e III secolo. Se perciò, nel complesso, e, di conseguenza, in origine non esisteva come raffigurazione dello strumento d'esecuzione capitale su cui morì Gesù, più probabilmente quello che i cristiani veneravano come segno o figura della croce, che cos'altro era se non un antico e diffusissimo simbolo della Vita e del dio Sole, della cui esistenza siamo al corrente?

In ogni modo, Minucio Felice pare fosse stato il solo a denunciare il simbolo della croce come non cristiano. E quand'anche avesse espresso venerazione per la figura della croce, e dovesse aver approvato il segno della croce come simbolo d'iniziazione del battesimo, quella denuncia si applicava evidentemente soltanto alle raffigurazioni materiali della croce.

Per di più, la denuncia in questione era chiaramente motivata dal timore che l'uso di tali oggetti da parte dei cristiani potesse degenerare, come infatti avvenne in seguito, in nulla di meglio che nell'idolatria. E se il segno o la figura della croce non servì soprattutto a rammentare ai primi cristiani la morte di Gesù, dovette servire soprattutto a rammentare loro qualche cosa d'altro".